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Ciminà

Comune della Calabria, in provincia di Reggio Calabria con 748 abitanti e ha una superficie di 48.77 kmq. Confina con Antonimina, Ardore, Cittanova, Molochio, Oppido Mamertina, Platì e Sant'Ilario dello Ionio. Fa parte del Parco Nazionale dell’Aspromonte e circa l’80% del suo territorio ricade nel perimetro dello stesso parco. E ubicato a circa 312 metri sul livello del mare, sorge su una collina tra la fiumara di Condoianni e la fiumara Gelsi Bianchi.

Storia

La sua fondazione risale al 1453, quando i turchi scacciarono i cristiani da Costantinopoli e dalla Turchia. Ciminà fu fondata dagli albanesi e dai greci fuggitivi, sul declivio del monte Tre Pizzi, perché lontano dal mare, facilitando così la resistenza agli invasori saraceni. Il nome deriva dal greco kyminà, posto dove cresce il cumino, una pianta alta 30-40 cm, volgarmente chiamata ciminaia, della famiglia delle ombrellifere, i cui semi sono usati sia in cucina che in medicina. Fondata nel XIII secolo per rendere più comodo l'esistenza di coloro che lavoravano nelle campagne, Ciminà, fu prima posseduta dalla famiglia  Marullo di Messina. Tommaso, uno dei componenti della stessa ebbe da re Ferdinando il titolo di conte di Condoianni, Signore di Sant'Ilario e di Ciminà, pur essendo contemporaneamente Signore e padrone dei feudi di Careri, Bianco, Bovalino, Precacore e Bruzzano. Il paese venne successivamente acquistato dalla famiglia Carafa di Roccella Ionica e da questa fu tenuto fino all'ebolizione dei feudi. Fu riconosciuto luogo, ossia Università, nel Governo di Gerace,  dall'Ordinamento Amministrativo disposto con legge del 19/01/1807, con l'istituzione  dei circondari e dei comuni, per decreto, veniva riconosciuto comune  e mantenuto nella giurisdizione di Gerace per rimanerci anche col Riordino Generale della Calabria disposto dal Borbone. La storia ricorda a Ciminà la presenza di alcune famiglie feudatarie  come i Grimaldi, i Grillo e gli Squarciafico. Le prime due di origine Genovese si trasferirono nella Locride verso  la  prima metà del '500 ed acquistarono il feudo di Gerace mentre la  famiglia Squarciafico acquisto' da Tommaso Marullo la baronia di Precacore  e di Sant'Agata. I Grillo acquistarono poi feudi e subfeudi in vari paesi dell'antica Locride ed abitarono per lungo tempo a Ciminà. Fra le figure più illustri di questa famiglia è da ricordare  il vescovo Francesco Antonio Grillo, nato a Sant'Agata nel  novembre 1744 e morto nel 1804 dopo essere stato vescovo martiriano. Comune venne dichiarato autonomo nel 1806.

Da vedere

ANTICHI MULINI - Mulino di ‘Ntrati, nella contrada Prato. Rimangono la torre di sette metri ed il rudere del fabbricato. La copertura era in coppi ad un falda. Veniva alimentato con le acque del vallone Prato. Mulino di Fantò nella omonima contrada. A causa della devastante alluvione  del 1951 il mulino è andato quasi interamente distrutto. Rimane a testimonianza una parte della torre e della gora. Mulino detto “i Melu i Cardara”- anche questo distrutto dall’alluvione del 1951. Restano la torre etraccia del fabbricato. Mulino Monteleone nella contrada Botte - discretamente conservato, è abbastanza gradevole. E’ caratterizzato dalla torre di sette metri e da un fabbricatoad una elevazione co copertura in coppi ad una falda. Il tronco terminale della gora è portato da un ponte a due archi. Mulino Polifroni - detto anche “da Gromulara”. E’ composto da due fabbricati affiancati ed allineati, ad uno e due piani, costruiti in epoche diverse, di cui si conservano solo i muri perimetrali. La torre monca sul retro è alta sei metri ed è distaccata dal fabbricato. Mulino-trappeto Parrelli - nella contrada Valle. Il ponte-canale ed i pochi resti delle murature sono completamente rivestiti dalla vegetazione spontanea. A sette metri esiste l’edificio più importante per la sua architettura, composto dal tappeto con diversi antichi macchinari e da un fabbricato di abitazione a due piani. Mulino del Principe - nella frazione Camuti. Si evidenziano i resti di tre muri perimetrali, la torre ed il muro di 42 metri portante il canale. Fu anch’esso danneggiato dall’alluvione del 1951.  Mulino Camarda - Rimane soltanto la testa della torre.

CHIESA DELL’ ANNUNZIATA - era situata nei pressi dell’abitato, appartenuta anticamente ai Basiliani, aveva il beneficio omonimo che dopo la distruzione della chiesa a causa del terremoto del 1783, fu annesso alla Parrocchiale.

CHIESA DI S. STEFANO PROTOMARTIRE - situata anch’essa nelle immediate vicinanze dell’abitato, aveva annesso il romitorio, il beneficio era di patronato della famiglia Camusi, dopo la distruzione della chiesa (sempre a causa del terremoto del 1783) venne aggregato all’Arcipretura.

Come arrivare

In auto: si può arrivare dall’Autostrada A3, uscita Rosarno - imbocco della Superstrada Jonio - Tirreno fino a Marina di Gioiosa Ionica. Poi percorrere la ss.106 Jonica fino a Sant'Ilario dello Ionio. Da qui imboccare la strada comunale che dalla litoranea porta a Ciminà (12 Km).

In treno: da Reggio di Calabria, con partenza dalla stazione FFS, direzione Roccella Jonica.

In aereo: aeroporto di Lamezia Terme i Km sono 130; aeroporto di Reggio di Calabria 110 Km; aeroporto di Catanzaro 120 Km.  

Tipologie