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Gioia Sannitica

Comune della Campania, in provincia di Caserta, con 3.697 abitanti e ha una superficie di 54,1 chilometri quadrati. Sorge a 275 metri sopra il livello del mare, tra la piana alifana e la valle Telesina, nell'alto Volturno, alla destra del Titerno e alla sinistra del torrente Alimenta, ai piedi del monte Monaco di Gioia. La principale attività del paese è l'agricoltura ed in particolare la produzione di olio e vino. Il paese esso è sormontato dai Monti Monaco ed Erbano i quali fanno parte del Parco floro - faunistico del Matese.

Storia

Le origini di Gioia Sannitica sono attribuibili ai Sanniti e che il nome derivi da un tempio detto Ara Jani, dedicato a Giano. Il nome risale probabilmente all’epoca tardo-antica e precisamente è un relitto pre - romano, sopravvissuto alla distruzione o all’oblio della realtà cui era apposto. Le prime notizie certe sul territorio di Gioia sannitica risalgono alla venuta dei normanni nel meridione. Infatti è proprio nell’epoca normanna che troviamo menzionato per la prima volta nei documenti il termine Gioia. Menzionata in un atto del 1538, dove viene trascritto un istrumento del 1229, Gioia viene ceduta da un certo Tommaso de’ Rocca al monastero di Santa Croce a Sepino. Gioia figura altresì in un documento della Cancelleria Angioina degli anni 1268-1269, dodicesima indizione, ove erano annotati i focolari, cioè le famiglie oggette d’imposizione fiscale in ragione di un Augustale per focolare. Nel 1280 Gioia è menzionata ancora tra le comunità di Terra di Lavoro poiché, pagava le tasse imposte da re Carlo I d’ Angio’, capostipite degli Angioini, per il pagamento delle milizie. Nelle Rationes Decimarum Italiae degli anni 1308-1310 risulta che 9 tarì erano pagati dagli ecclesiastici del castello di Gioia, mentre nell’anno 1325 erano tassate le chiese di Sant’Andrea, Santa Maria, San Felice e San Pietro. All’anno 1457 risalgono documenti concernenti la Congiura dei Baroni dove appare il nome di Gioia e precisamente quello della sua frazione Carattano, che fu sequestrata dagli Aragonesi. Un certo Ugo Villanumo aveva avuto nel 1532 in dono da Carlo V, imperatore del Sacro romano impero (1519-1558) il territorio che, lo stesso imperatore cedette e rivendette con un atto del 2 giugno 1537 a Don Gabriele Barone. Questi, a sua volta, cedette il feudo a Gaetani, duca di Laurenzana; infatti, dal 1643 Gioia fu soprannominata Laurenzana. Successivamente, con le leggi feudali del 1807 Gioia ebbe delimitato il suo antico territorio con annesso il feudo di Carattano che fino ad allora, pur essendo di proprietà ecclesiastica, era goduto dal comune di Piedimonte Matese. Nel 1810 il nome di Gioia lasciò il predicato di Gioia Laurenzana, preso in omaggio dai Gaetani D’Aragona, e fu denominata semplicemente Gioia. Il 12 ottobre 1862, con decreto di re Vittorio Emanuele II, assunse il predicato di Sannitica. Gli accumuli di terra asportata sono in parte frammenti di ceramica databili tra il V e il VI sec con qualche sporadica inclusione del II sec a.C. - Resti di mura poligonali sulla strada che va da Rufrae a Allifae; la tecnica poligonale è quella di costruzione a grandi massi senza tagli regolari dei contorni con la quale furono innalzate dai Sanniti le fortificazioni del Matese. Su un colle isolato, presso la frazione di Caselle, si ergono i resti del castello normanno. L’atto del 26 novembre 1761 attesta che fu costruito da Ugo Villanumo che lo aveva ricevuto in dono da Carlo V. Nel 1857, fu costruita la strada Sannitica, che passando nei pressi del centro abitato contribui' ad una crescita demografica e commerciale del paese. Vittorio Emanuele II aggiunse al nome Gioia il connotativo Sannitica. La II guerra mondiale rese l'intera zona teatro sanguinario dei soprusi tedeschi che distrussero anche svariati edifici per cercare di bloccare l'esercito americano. Nonostante gli impedimenti l'avanzata americana riusci' comunque a liberare Gioa Sannitica.

Da vedere

Castello di Gioia - edificato con l'arrivo dei Normanni su un colle isolato che sovrasta il paese per la difesa dalle scorrerie e dalle rappresaglie dei signori vicini, divenne ben presto luogo di rifugio degli abitanti durante i saccheggi dei Saraceni. Oggi i ruderi del Castello mostrano intatto il loro fascino grazie anche alla sua storia fatta di donne, cavalieri e fantasmi. Il castello presenta una zona destinata a dimora del feudatario, costituita da una torre circolare, ed un'altra, costituita da piccole case per la dimora dei contadini; il maestoso torrione serviva come estremo e sicuro rifugio. Un grosso mastio, a forma trapezoidale, si erge, a difesa del costone interno, verso la valle e, lungo le mura, vi sono delle torrette semicircolari. All'interno delle mura, dal lato della valle del Volturno, vi era un portone, il cui fregio è ancora visibile, da cui si accedeva al palazzo feudale costruito su tre livelli.

Cappella San Pietro - risalente al XVII secolo, che originariamente era provvista di un solo altare; nel 1638 ne fu aggiunto un secondo. E' situato alla sommità della zona montuosa situata lateralmente a monte Erbano, raggiungibile tramite una stradina, un po' stretta e piuttosto ripida, che parte dalla frazione Curti di Gioia Sannitica e attraversa una faggeta il cui sottobosco è ricco di fragole. Proseguendo ancora per circa due chilometri, si giunge in un altro pianoro, molto caratteristico perché al suo centro c'è un avvallamento dove si raccoglie l'acqua proveniente dallo scioglimento delle nevi e piogge primaverili.

Grotta di San Michele - e risalente al periodo longobardo, è raggiungibile attraverso un viottolo di circa 400 mt che conduce fino al muro di cinta della cappella, posta sotto un grande arco naturale ricoperto di lecci. La cavità prosegue sulla destra con una scala scavata nella roccia che si ferma davanti ad un piccolo cunicolo. La grotta contiene pregiati affreschi come quasi tutti i santuari rupestri medievali. All'ingresso vi è un altare ospitato nella piccola cappella.

Chiesa di San Felice - risalente al XVI secolo, è intitolata a San Felice martire. Chiesa madre dal 1525, nel XVII secolo si arricchì di nuovi altari, di alcune cappelle e del campanile. La facciata presenta un timpano di tipo neoclassico, in cui è apprezzabile un portale in pietra lavorata. L'interno, a tre navate con cupola, è ricco di numerosi altari e cappelle di cui le più importanti sono dedicate al SS Rosario, a S. Felice e a S. Caterina.

Chiesa di S. Maria Della Libera - risalente al XVII secolo e distrutta nel 1774, che conserva solo il fonte battesimale.

Chiesa Madonna del Bagno - questa regione del comune è situata sulla sponda destra del torrente Arvento a circa m. 170 slm, ed è caratterizzata da case sparse. Pare che l’acqua che sgorgava da una debole sorgente localizzata in prossimità dell’attuale santuario dedicato alla Madonna del Bagno, risalente al XVIII secolo, avesse provocato la guarigione di alcuni maiali malati che l’avevano bevuta e successivamente quella di molte persone anch’esse ammalate. Spinti dalla fede, gli abitanti decisero di scavare un pozzo, ma, durante i lavori, trovarono l’effigie della Vergine. A questo punto fu d’obbligo l’erezione del santuario dedicato alla Madonna del Bagno. Come la leggenda di Cesaria anche la storia della Madonna del Bagno si muove tra fantasia, realtà e senso religioso.

Come arrivare

In auto: per raggiungere Gioia Sannitica è necessario percorrere l'Autostrada Napoli - Roma, uscire allo svincolo di Caianiello ed immettersi sulla Strada statale Telesina 372. La distanza da Napoli è di 60 km.

In aereo: l'aeroporto più vicino è Napoli Capodichino.

In treno: la stazione FS più vicina è quella di Piedimonte Matese, sulla linea Piedimonte - Napoli, con collegamenti per Napoli, per Caserta e per Piedimonte.

Tipologie