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Gambara

Gambara è un comune di 4.523 abitanti in provincia di Brescia. Sorge a 51 metri sopra il livello del mare. Il comune è ai confini con la provincia di Cremona.

Storia

Il nome Gambara ricorda l'antica famiglia degli omonimi conti, che tanta importanza ebbero nella storia della provincia  bresciana e in parte anche in quella della letteratura nazionale, soprattutto per merito della poetessa Veronica. Cesare Cantù ricorda che Valchiria Gambara era un nome longobardo tradizionali: forse l'etimologia del toponimo va ricercata appunto in questo nome e non in quello dei conti, che probabilmente trassero il loro da quello del paese. Con ogni probabilità il più antico insediamento si ebbe nella frazione di Corvione. Nel X secolo queste terre appartenevano all'abbazia di Leno; nel 1154, con un diploma imperiale, il paese venne donato al vescovo di Brescia. In 1237 transitò di qui, con i suoi fanti e cavalieri, l'imperatore Federico II, diretto contro Cremona, per sostenere l'urto dei comuni lombardi; di lì a poco avrebbe vinto i suoi nemici a Cortenuova fra l'Oglio e il Serio. Entrato a far parte dei possessi della Serenissima insieme a tutto il Bresciano, il paese assurse a una certa importanza, divenendo sede di vicariato minore. Settecentesca è invece la chiesa dei Disciplini, edificata sull'area di una costruzione precedente, nel 1587, poi demolita e ricostruita nel 1766, più ampia e a croce greca. In tempi recenti è stata ridotta prima a palestra e poi a magazzino. Ultimamente, grazie al lavoro volontario di alcuni sensibili ed artisticamente educati cittadini gambaresi, è stata trasformata in museo parrocchiale, al quale famiglie del luogo hanno donato interessanti opere a disposizione della popolazione tutta. Nel 1836 e nel 1855 si trasformò in lazzaretto durante le epidemie di colera e nel 1859 in ospedale militare. Durante la prima guerra mondiale divenne deposito di cereali; fu restaurato nel 1928 e ancora in seguito. Gli ultimi interventi di restauro e consolidamento sono stati effettuati ad opera di gruppi di volontari nell'anno 1995.

Da vedere

Il Santuario della Madonna della Neve - nel secolo X, resasi autonoma dalla chiesa-madre del Corvione, la chiesa della Madonna della Neve ospitava due sacerdoti e una pletora di chierici e canonici e ciò perché le sostanze della chiesa non permettevano il mantenimento di un numero maggiore di persone. Intorno al 1200. Fu durante la seconda guerra mondiale che il culto per la Madonna della Neve conobbe momenti particolarmente intensi: una cassetta messa davanti alla Vergine per raccogliere fotografie dei soldati e preghiere a loro protezione, nello stesso giorno della sua posa fu subito strapiena, con concordo di foto provenienti anche da paesi vicini.

Il Castello - il Castello venne talmente massacrato lungo i secoli, dal Cinquecento ad oggi, da renderlo irriconoscibile. Quell’ insieme di vecchi fabbricati che oggi sono designati come Castello indicano tuttora, a malapena, quello che fu l’ antico edificio; lo indicano, volumetricamente , ma sopra un lato solo. Nell’interno vi è la bella sala principale con volta a spicchi che sarà stata certamente decorata non certo quale si presenta oggi con modesti fregi ottocenteschi e una sala vicina più piccola; in una specie di ammezzato vi è una interessante cucina con enormi travi sul soffitto ed è forse questo l’unico locale rimasto dell’antico Castello. Al primo piano cui si accede da un’ampia scala interna, vi sono due stanze con travetti dipinti a decorazione continua, tipica dei secoli XVI e XVII. Il corpo di casa, verso mattina, è sistemato oggi ad abitazione civile ed ha tre stipiti di porte in marmo del Settecento.

Come arrivare

In treno: la fermata Gambara.

Tipologie