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Castelcovati

Castelcovati è un comune di 5.339 abitanti della provincia di Brescia, della regione Lombardia.

Storia

Il ritrovamento, avvenuto nella seconda metà del XIX secolo di un’antica sepoltura contenente monete del v secolo dopo Cristo nella zona a sud - ovest dell’attuale nucleo abitato e la particolare struttura della zona denominata Sgraffignana, che sembra ricalcare le forme proprie della centuriazione romana, fanno ipotizzare che Castelcovati possa vantare origini molto remote. Secondo questa teoria, che rimane una congettura affascinante e meritevole di approfondimento, ma non basata su riscontri di tipo archeologico, gli abitatori di questo luogo sarebbero stati adoratori delle fonti e degli alberi. Una leggenda vuole che quella chiesa fosse stata costruita dove la Vergine era apparsa “ad una persona del luogo, immersa in un mare di nuvole dorate, una sera al tramonto”. Il borgo assumeva il nome di Villafranca. Solo in seguito sarà chiamato Castrum Coatorum. Fondamentale per lo sviluppo del paese, la cui economia si basava esclusivamente sull’agricoltura, fu lo scavo della roggia Castellana, iniziato nel 1331 e portato a termine nel corso di due secoli. Il lavoro nei campi, duro e poco redditizio, consentiva alle famiglie castelcovatesi di sopravvivere, nutrendosi di frumento, segale e miglio, coltivati in campi tenuti a “larghe” delimitate da pioppi, platani, gelsi e filari di vite. Nel corso del secolo successivo, all’affresco principale di scuola foppesca, raffigurante la Madonna in trono con Bambino e i Santi Antonio Abate e Marino, se ne aggiunsero numerosi altri, ex - voto fatti eseguire in occasione di varie epidemie di peste. Episodi bellici coinvolsero il paese di tanto in tanto, come nell’aprile del 1448, quando le truppe comandate dall’Attendolo, da Cristoforo da Tolentino e da Cesare Martinengo, nell’ambito delle periodiche lotte fra Venezia e Milano per il possesso del Bresciano, posero il loro accampamento fra Roccafranca, Castelcovati, Pontoglio e Calino, depredando le popolazioni inermi. Sul finaire del XVII secolo venne edificata la torre campanaria, che sorge lontano dalla parrocchiale, probabilmente sui resti di una delle torri dell’antico castello. Per i cinque anni successivi il paese venne esentato dal pagamento di ogni tassa, al fine di favorirne la ripresa dopo un così duro colpo. Nell’Estimo mercantile bresciano del 1750, vale a dire l’elenco di tutti gli artigiani e commercianti della provincia soggetti all’imposizione fiscale, diciassette sono le persone “estimate” in paese, tra le quali si segnalano per reddito un pigolotto, uno speciale di puro medicinale, l’oste, beccaro e prestinaro nell’osteria dei nobili Bargnani e l’affittuale di un mulino di tre ruote. In 1822 vennero collocate sul campanile cinque nuove campane Grazie, poi, alla munificenza di don Paolo Codeferini de Riva la chiesa venne dotata anche di pregevoli paramenti e argenti, come il baldacchino ricamato in oro e sete policrome e il fastoso ostensorio, entrambi acquistati a Milano nel 1836, anno nel quale il paese non fu risparmiato dalla terribile epidemia di colera, per scongiurare la quale le famiglie fecero voto a S. Rocco, promettendo di festeggiarlo solennemente ogni anno il 16 agosto. In anno 1897, grazie ad un lascito di Quinto Capitanio, veniva costituito l’asilo infantile, la cui gestione venne affidata alle Piccole suore della Sacra Famiglia, che vennero accompagnate in paese dal loro fondatore, il beato Giuseppe Nascimbeni, e che furono vittime per anni di misteriosi fenomeni quali rumori e spostamenti di oggetti che cessarono solo nel 1911. Data, poi, al 1953 la realizzazione di un ospizio per anziani grazie alla generosità di Alice Spazzini.

 

Da vedere

Torre Campanaria - e resto dell'antico castello. Diversi storici hanno affermato che il campanile castelcovatese è l'antica torre del castello che sorgeva al quadrivio formato dalle strade Chiari - Comezzano e Castrezzato - Urago d'Oglio. La cosa pare credibile, come ha , confermato !'ingegner Sandro I Guerini, esperto di edifici storici bresciani, nel corso di una visita guidata al paese. Bisogna, però, ricordare che il Da Lezze nel suo Catastico bresciano dice che Castelcovati è una terra "con un poco di Castello, ma destrutto". Sul lato volto a sud, cioè verso la via S. Antonio, è stato collocato nel gennaio 2005 lo stemma civico, mosaico dell’artista Elena Cesana. Le cinque campane fuse nel 1822, sono state interessate, insieme al campanile, da un recente completo restauro.

La Chiesa Parrocchiale - edificata a partire dal 1792 dove sorgeva la vecchia chiesa, resa pericolante dalla sua antichità e insufficiente a contenere la popolazione dell’epoca. Solo l’altare della Risurrezione è ornato da una bella tela cinquecentesca che rimanda ai modi del Moretto, mentre gli altri tre contengono statue realizzate fra la fine dell’Ottocento e la metà del secolo scorso. Pregevoli sono la pala dell’altare maggiore, opera del salodiano Sante Cattaneo collocata in una sontuosa ancona in stucco, e la Via Crucis settecentesca del clarense Giuseppe Teosa. Nell’ingresso laterale destro si trova una bella tela seicentesca raffigurante il compianto degli angeli sul Cristo morto, donata dai padri comboniani alla parrocchia nel 1986. Affreschi di diverse epoche ornano la volta e le pareti.

La Chiesa di San Marino - edificata nella metà del Quattrocento, sorge ad ovest del paese. In origine l’edificio si configurava come oratorio campestre, lontano dall’abitato. La dedicazione a S. Marino è tuttora un fatto insolito e inspiegabile. Pare, però, che questa chiesa possa essere stata costruita grazie al contributo della famiglia De Marinis, che in Castelcovati risiedeva. Sulle pareti interne del tempio trovano posto numerosi affreschi quattro e cinquecenteschi. Il principale, che sovrastava l’originario unico altare, attribuito alla scuola del Foppa, raffigura la Madonna con Bambino in trono, affiancata dai santi Antonio Abate e Marino. Di fronte ad esso, venne aperta una nuova porta, preceduta da un portichetto sovrastato da una loggia aperta verso l’interno della chiesa, dalla quale probabilmente assistevano alle funzioni i disciplini della Confraternita dei santi Rocco e Marino. La devozione si spostò, così, da S. Marino verso la Madonna Addolorata, ancora oggi particolarmente cara ai castelcovatesi.

Come arrivare

In auto:distanze: 4 km da Chiari, e da 30 km da Brescia.

Tipologie